Quintarelli e Fuggetta
Dialogo di inizio Estate 2008 tra
L'esperto Dott. QUINTARELLI e BOATRADE
Se l'Italia fosse fibra e fosse wireless
Roma - WiFi, WiMax, 3G, fibra ottica: sono almeno quattro i fronti di sviluppo possibili per le telecomunicazioni, ma non è detto che insieme possano garantire lo sviluppo delle reti, anzi, qualcosa potrebbe, e forse dovrebbe, perdersi per strada. Puntare su una singola risorsa avrebbe il vantaggio di far convergere gli investimenti, ma non è detto che la soluzione passi soltanto per la connettività senza fili o la fibra.
Se diversi tipi di clienti e diverse aree del paese potrebbero avere diverse esigenze, quel che è ormai condiviso da più parti è che nell'attuale quadro economico sia impossibile pensare ancora ad una concorrenza infrastrutturale sul mercato: "Avrebbe senso, per esempio, che anche in aree ad alta densità come Milano ci siano due reti in fibra ottica concorrenti? - si domanda il professor Alfonso Fuggetta, CEO del CEFRIEL - Ha senso duplicare gli investimenti per una stessa tecnologia sullo stesso territorio?".
Forse è giunto il momento che il mercato cambi, per fare spazio a quello che da più parti è auspicato come "un nuovo monopolio". Detta così potrebbe suonare male, ma la realtà è che probabilmente una concorrenza infrastrutturale sul mercato italiano è diventata impossibile: "Il modello di competizione attuale ha condotto alla situazione attuale - chiarisce a Punto Informatico Stefano Quintarelli, imprenditore e celebre esperto telco - Divora troppe risorse per il reale mercato disponibile".
"La rete fissa sta subendo una sorta di malattia degenerativa - continua Quintarelli - Comincia a morire l'ultimo pezzo, le linee fisse vengono disdette e mancano i ricavi: per ogni abbonato perso Telecom perde il doppio, perché oltre al guadagno che scompare deve anche continuare a provvedere alla manutenzione della rete".
La marcia trionfale della telefonia mobile, unita a tutta la tecnologia introdotta nel campo delle telecomunicazioni negli ultimi anni, genera una emorragia quasi inarrestabile: "Lo stesso discorso vale per il VoIP - spiega Quintarelli - Tutto quello che porta valore verso il cliente è un sorta di problema; la tecnologia in generale tende a trasferire valore all'utente al di fuori del perimetro dell'operatore, mentre a quest'ultimo restano i costi".
Sono diverse le soluzioni per questo problema che si profilano all'orizzonte: è indubbio che all'incumbent, o a chiunque gestisca le reti, andranno trasferiti in qualche modo una parte dei ricavi dei servizi per garantire la manutenzione. Fuggetta, tuttavia, mette in guardia dalla soluzione più ovvia, sovvenzionare l'operatore che gestisce la maggior parte della rete: "Il metodo tedesco non può funzionare, gli incentivi ad un unico operatore sarebbero una distorsione: la rete deve diventare una struttura aperta, e lo stato deve intervenire nella maniera più appropriata per garantire la corretta competizione sul mercato".
Dello stesso parere anche Quintarelli, che parla di "rete come ambiente comune" e di "concorrenza sui servizi". "Tutti gli operatori devono concorrere ai costi di ammodernamento per la costruzione della rete di domani" prosegue, perché il punto, inutile negarlo, è proprio questo: "Il tempo di realizzazione di certe infrastrutture (come le reti in fibra ottica, ndr) è lungo, mentre la domanda è istantanea: ai clienti interessa che la telefonia costi poco oggi, ma se tra dieci anni l'Italia vuole sopravvivere bisogna che si doti di collegamenti dati adeguati".
Quintarelli non esita a definire la fibra un "fattore abilitante di crescita economica". Per l'imprenditore, dotarsi di questo tipo di tecnologia è un fatto di "interesse pubblico e politico", poiché occorre "pianificare lo sviluppo di questo tipo di infrastrutture". Nella situazione attuale nessuno potrà o vorrà farsi carico dell'ammodernamento, poiché sarebbe difficile se non impossibile ottenere una remunerazione adeguata a coprire le spese sostenute.
Per Fuggetta lo scorporo della rete e la separazione tra trasporto IP e servizi sono divenuti "ineludibili". Quintarelli, da parte sua, ribadisce: "Bisogna separare la rete dai servizi, costruire cioè un terreno comune sul quale giocare secondo le regole della concorrenza". Lo stesso presidente dell'Authority TLC si è espresso in questo senso, e l'amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, aveva accennato a questa possibilità: i tempi potrebbero dunque essere maturi per questo passo.
Certo, chi debba gestire questa rete resta un nodo da sciogliere: difficile pensare ad uno stato che entra di nuovo in gioco, se non per investire in specifiche aree e garantire l'ammodernamento. Ma una volta compiuto questo passo, forse sarebbe più opportuno lasciare spazio al mercato, e permettere a società private di rilevare l'infrastruttura e renderla una fonte di profitto attraverso la vendita agli operatori: "Il pubblico non deve diventare un gestore - chiarisce Fuggetta a Punto Informatico - deve favorire la nascita e la crescita delle infrastrutture e garantire l'accesso alle stesse".
Un altro punto cruciale sarà decidere quali siano le infrastrutture su cui investire. Se è nota la posizione di Quintarelli in favore della fibra, lo è altrettanto quella di Fuggetta sulle reti wireless: "Sono rimasto stupito da quanto accaduto nell'ultimo anno. Come molti altri pensavo che il WiFi avrebbe messo in crisi la tecnologia telefonica: credevo che l'UMTS non avesse le capacità trasmissive per competere con il WiFi, ma quello che è successo è che in un anno si è passati dai 300Kb ai 40Mb del HSPA, con una capillarità di diffusione impensabile per le reti wireless".
E il WiMax? Dipenderà probabilmente dal tipo di richiesta dell'utenza e dalle caratteristiche del territorio. "In futuro probabilmente non ci sarà una sola tecnologia - chiarisce il CEO del CEFRIEL - ci sarà competizione tra diverse offerte per la clientela residenziale e quella nomadica: si tratterà di mercati paralleli convergenti". Vale a dire che chi a casa usa la fibra, quando è in movimento potrebbe desiderare qualche altro tipo di connettività. Quel che è certo è che occorra valutare con attenzione le scelte di investimento: "Chi dice che il WiFi oggi sia la scelta giusta? Il 3G è più diffuso del WiFi, che senso ha costruire una nuova rete? Lo stato dovrebbe intervenire per aiutare chi non riesce ad accedere a queste reti, stimolare la domanda".
Dove massimizzare gli investimenti, dunque? Quintarelli indica la fibra, una scelta che garantirebbe sia l'ammodernamento che l'affidabilità della rete, nel presente e in prospettiva. Concorda Fuggetta, ma ci tiene a precisare: "C'è bisogno di una strategia complessiva di sistema paese: tutte le altre nazioni ne hanno una, ed è indubbio che si debba puntare ad un impegno complessivo dell'intero assetto produttivo per evitare di cadere in errori che possano condurre a situazioni fortemente negative".
B - Vorrei capire lo stato attuale della infrastruttura di rete in fibra nel Nostro Paese, chi ne detiene il possesso proprietà e di quanta ne disponiamo anche per singole Aziende .
Successivamente capirne il quantitativo mancante per stimare il costo industriale di un possibile piano industriale nazionale per dotarsi di un fattore della produzione nazionale di fondamentale importanza per il prossimo futuro, la fibra.
Chi detiene la Fibra in Italia? Quanta ne dispone?
Questa è la domanda e sarò grato a Chi vorrà rispondere o indicarmi i siti dove potermi documentare.
Q- la rete e' come un sistema di strade.
non si puo' dire "come e' la situazione delle strade con 2 o piu' corsie" in Italia. Dipende...
se guardiamo i vialetti che entrano nei garage..
oggi ci sono circa 450.000 abitazioni che sono collegate a internet con un accesso a fibra ottica.
quanto costa lo vedi qua: http://blog.quintarelli.it/blog/2008/03/ma-quanto-costa.html
la parte che nella mente delle persone e' la piu' "ricca/costosa", la "dorsale" e' cio' che costa meno.
Le prime 650 centrali di primo livello (chiamiamole cosi', per capirci) sono gia' collegate da tempo immemore. Delle successive 10.400, un terzo circa sono ancora collegate in rame; poi bisogna collegare 22.000.000 di abitazioni e uffici..
il vero problema e' l'entrata nelle case. in moltissime, il rame che c'e' dentro nei tubi e' di telecom e tu non puoi toglierlo...