20 maggio 2010 17.34
Pizzichi: ecco come conto
di salvare Eutelia dal crack
Gli assi nella manica: un accordo da 13 milioni per i debiti col fisco e alcune proposte d'acquisto. "Gravi errori nel passato"
Nell’atmosfera rarefatta della sede centrale di Eutelia, in via Calamandrei, pare di stare nell’acqua calma di un’acquario, non al centro di una bufera economica, mediatica e giudiziaria a forza nove. Receptionist discreti al piano terra, una responsabile della comunicazione (Valentina D’Anna) che accoglie l’ospite con tutta la cortesia del caso fino all’ultimo piano, quello dei top manager. Poi spunta lui, Leonardo Pizzichi, presidente di una società che naviga quantomeno in acque agitate. "Dica pure drammatiche - corregge Pizzichi - con tutto quello che ci è piombato addosso". Eppure, il numero di via Calamandrei un paio di assi nella manica per salvare la sua creatura dall’amministrazione controllata di cui il tribunale discuterà il 26 maggio è convinto di averli. Insieme a una diagnosi spietata, senza mezze parole, su come si è arrivati sull’orlo dell’abisso.
I colpi di bacchetta magica? Eccoli: un mezzo accordo informale con l’agenzia delle entrate per abbattere drasticamente i debiti col fisco e alcuni dossier su manager con relativo partner finanziario, i famosi cavalieri bianchi, pronti a entrare per risanare l’azienda. Le carte le esibirà ai giudici. "Così, sono convinto, ci salviamo al 99 per cento". Presidente, ma come avete fatto a ridurvi così? Molti dicono che quando Eutelia di allora e i Landi comprarono il ramo It hanno ingoiato un boccone troppo grosso. "In effetti, vista a posteriori, allora fu fatto un grosso errore. Ma questo lo diciamo adesso, a quel tempo, nel 2006, i Landi erano reduci da una politica di fortunate acquisizioni. Di certo, erano convinti di riuscire a metabolizzare anche Bull e Getronics. Oggi possiamo dire che It e telecomunicazioni erano settori troppo distanti per omogeneizzarsi. E poi le due aziende elettroniche avevano grosse potenzialità di clienti e contratti, ma un carico di personale insostenibile".
Si può dire che erano aziende decotte? "Producevano perdite per 100 milioni di euro. Getronics 75 e Bull 25. Poi la gestione Eutelia riuscì a dimezzare le perdite. Ma il boccone era comunque troppo grosso per le capacità finanziarie dell’azienda. E ci fu anche l’affare Eda, affittata come ramo d’azienda e nella quale furono investiti oltre 20 milioni di euro, con contratti in pancia per 180, ma che poi fu travolta dal fallimento della casa madre. Per Eutelia un danno finanziario notevolissimo".
Quando è che si è comincia a profilare la crisi? "Direi che nel 2007 ce ne erano tutti gli elementi".
Prima dunque del blitz giudiziario del maggio 2008 e dell’inchiesta sui Landi. "Sì, anche se a Eutelia restavano grosse potenzialità, come la sua rete di 14 km in fibre ottiche, uno dei nostri asset migliori perchè di là possono passare Internet e le Tv".
A questo punto arriva lei... "Si, io sono entrato nel collegio dei revisori nell’autunno del 2008 e in pochi mesi sono diventato presidente".
Di lei si è detto che fosse un commissario delle banche. "Errore. Io sono venuto chiamato dal direttore generale col quale c’era una vecchia amicizia".
Comunque sia, decidete di cedere il ramo It "A fine 2008 lo delibera il consiglio d’amministrazione, in gennaio comincia la trattativa coi sindacati. Quindi si presenta Antonangelo Liori, che propoine di integrare l’It nel business del suo gruppo. Gli cediamo società e una parte dei debiti per 96 mila euro".
Poi abbiamo visto in Tv che dietro c’era un gioco di scatole cinesi. Non avete avuto mai dubbi sull’affidabilità dei Liori? "Come potevamo averne. Avevano appena comprato Omnia, società quotata senza che la Consuob eccepisse niente. Perchè non dovevamo fidarci?".
Cambiamo tema, quanto pesano ora i Landi? "Nella governance zero, non sono più in Cda. Sono i maggiori azionisti".
Ma vendono? "Diciamo che l’assemblea ha dato mandato al consiglio per un aumento di capitale da definire in piena autonomia. Ci sono manager e partner finanziari pronti a entrare. Grossi nomi, anche di calibro internazionaleo"
Capitolo debiti. Come state? "Ci sono quelli con il fisco che sono di 120 milioni, come avete scritto. Ma c’è una trattativa con l’agenzia delle entrate per chiudere il contenzioso a 13 milioni".
Avete già un accordo? "Solo informale. Spero di arrivare in tribunale con qualcosa di scritto e una fideiussione da loro accettata".
E i debiti ordinari? "L’attività Tlc ha un flusso di cassa attivo, qualcosa come 700 mila euro-un milione al mese. Ma ci sono anche 35 milioni di debiti residui per l’It e 50 miioni di esposizione con le banche. Più gli ammortamenti, 30 milioni l’anno. Chiuderemo in passivo anche il prossimo bilancio. Ma possiamo farcela lo stesso".
Mai pentito di essersi infilato in questo calderone? "Mai, neppure un minuto".
Salvatore Mannino
SERVIZIO DI ADVISORY FINANZIARIA
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5 anni fa
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