Mucchetti ricostruisce criticamente la storia di Fastweb
Sul Corriere di oggi:
Fastweb in origine è la e.Biscom, scommessa sulla new economy avviata da Silvio Scaglia, manager di pura razza Omnitel, e da Francesco Micheli, brillante finanziere. Nel 1999, e.Biscom si accorda con Aem, l’ex municipalizzata milanese ora A2A, per costruire due imprese: Metroweb (67% Aem, 33% e.Biscom) che vuole cablare il capoluogo lombardo e altre grandi città con la fibra ottica; Fastweb (70% e.Biscom, 30% Aem) per le telecomunicazioni. Tre le grandi novità modernizzanti:
- a) la sfida a Telecom con un’altra rete e un’altra tecnologia;
- b) la distinzione societaria tra infrastruttura e servizio;
- c) il finanziamento totale da parte della Borsa.
Ma non manca il solito rapporto privilegiato con la politica. Scaglia e Micheli si presentano al mercato con l’avallo decisivo di Aem, che ha il monopolio del sottosuolo e non dovrebbe intrattenere relazioni speciali con un soggetto privato.
Dieci anni dopo tutto è cambiato:
Dieci anni dopo tutto è cambiato:
- a) la concorrenza tra infrastrutture nella telefonia fissa si rivela illusoria, Fastweb affitta la rete Telecom, la fibra ottica urbana è stesa solo a Milano, nelle altre città resterà al palo senza contributi pubblici;
- b) Metroweb finisce tutta ad Aem che la cede a un piccolo fondo di private equity ;
- c) e.Biscom prende tutta Fastweb assumendone il nome, Micheli e Scaglia vendono appena possono guadagnando molte centinaia di milioni a testa grazie alla valorizzazione del capitale iniziale (una ventina di milioni) fatta dal parco buoi della Borsa che, in due riprese, ha portato 2,4 miliardi;
- d) Aem corregge sé stessa (prima le telecomunicazioni erano il futuro, poi un’astuzia per far fruttare i cavidotti) e guadagna poco: 250 milioni su Fastweb, nulla su Metroweb, almeno in apparenza.
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