GM -30%. Chi resuscita l'auto elettrica?
Pubblicato da Debora Billi alle 10:44 in Current Affairs
Ieri la General Motors ha perso quasi il 30% sul listino, in un solo giorno.
La produzione automobilistica americana è al tramonto, e quella europea non sta tanto meglio. La GM ha oggi lo stesso valore che aveva nel 1946: non si regge a lungo, in una condizione simile.
Il Presidente Obama, oltre che all'Iraq, l'Iran e la Corea, deve pensare anche a Detroit (e a Flint, la città dove Michael Moore girò nel 1989 l'attualissimo film "Roger e me" sulla crisi della GM). Da più parti si vocifera di un nuovo bailout, e questa volta per salvare le case automobilistiche.
Potete immaginare come la si pensa in questo blog, e come la pensi chi si occupa di petrolio, esaurimento delle risorse, energie alternative: usare i soldi del contribuente (bisognoso) per foraggiare la ormai decotta industria automobilistica, che non ha più alcun futuro, non è degno di un Presidente in cui si sono riposte tante speranze.
Però... c'è un però. Lasciar morire l'industria dell'auto qualora lo meriti è doveroso. Meno saggio è farlo in un momento come questo, nel mezzo di una crisi finanziaria terribile. L'industria automobilistica occupa in USA circa 2 o 3 milioni di persone: mandarle tutte a spasso in un botto, perché lì non ci sono ammortizzatori sociali, significa probabilmente dare il colpo di grazia all'intero Paese.
E' vero anche che ci aspetteremmo da Obama un guizzo creativo in più, e non la solita beneficenza statale ai soliti prenditori. Quei soldi si potrebbero usare per mettere al lavoro gli ex-operai Ford a ricostruire infrastrutture fatiscenti, come la rete elettrica che in USA cade a pezzi. O almeno, vincolare la regalia ad una riconversione della produzione, visto che Obama nella sua campagna ha più volte sostenuto che creerà 5 milioni di posti di lavoro con le energie alternative. Vedremo la General Motors resuscitare l'auto elettrica che aveva ucciso qualche anno fa?
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