Venditori scatenati da De Giovanni
La parabola di Freedomland ben sintetizza la sbornia tecnologica che aveva contagiato tutti - analisti, collocatori e piccoli investitori- tra la fine degli anni 90 e l'inizio del nuovo Millennio. Il vulcanico Virgilio De Giovanni, che a 35 anni era già editore di «Millionaire» e incitava dal palco folle oceaniche di venditori multilivello, il 19 aprile 2000 quotò Freedomland con l'obiettivo di portare Internet sulle tv.
Il prezzo di collocamento della società, accompagnata in Borsa da Banca Leonardo, fu di 105 euro per azione. Una valutazione folle persino in un periodo in cui Tiscali capitalizzava più di Fiat. La net bufala, che raccolse 340 milioni dal mercato, venne scoperta presto da risparmiatori e magistrati. I primi si trovarono in mano titoli che persero quasi il 90%, i secondi aprirono un'inchiesta sui clienti gonfiati riportati sul prospetto informativo per la quotazione e il profeta di Internet venne indagato per falso in prospetto e abusivismo finanziario (ha patteggiato, ndr). Nell'arco di un decennio, l'ex internet tv è stata oggetto di Opa e contro-Opa da parte di imprenditori ingolositi dalla lauta liquidità in pancia, ha cambiato nome in Nts ed è poi approdata sotto il cappello di Eutelia (travolta a sua volta da una bufera giudiziaria).
Nel frattempo "Degio", chiamato così dai fedelissimi, ha incassato un assegno da 125 milioni per uscire dal capitale e dedicarsi a nuove iniziative imprenditoriali come il social network Dymmy. E i risparmiatori truffati? La Consob, in via solidale con Banca Leonardo, Deloitte & Touche e De Giovanni, sono stati condannati nel luglio 2008 a risarcire circa 1.700 investitori rappresentati dall'avvocato Sergio Calvetti per oltre 5 milioni. C'è tempo fino al prossimo 15 aprile per unirsi ad altri 3.500 piccoli soci, associati al Siti, che faranno causa. Finora, però, nessuno ha visto un euro.
(Manuela Brambati)
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5 anni fa
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